Tutti abbiamo percepito, almeno una volta nella nostra vita (e forse ben più di una) un senso di competitività; in realtà, se ci portate attenzione, vi accorgerete che la competitività ci riguarda in quasi tutte le situazioni di vita, da quelle sociali, in cui vogliamo apparire in un certo modo e soffriamo se qualcun altro ci “supera” in qualcosa, a quelli lavorativi.
In una qualche misura c’è sempre una parte di noi che entra in competizione, sia consciamente che inconsciamente, e vorrebbe mostrare al mondo di avere qualità migliori degli altri.
La competitività quindi, è utile? O può esserci d’ostacolo?
Prima di tutto occorre dire che la competitività è un’attitudine sana e naturale. Ogni animale compete con gli altri della propria specie (e non), ad esempio in ambito di corteggiamento e accoppiamento. La femmina infatti (quando sono le femmine a scegliere) sceglierà il maschio più dotato, più bello o che si dimostrerà più capace. La competizione è quindi un principio naturale e noi esseri umani non facciamo eccezione: competere, ed eccellere rispetto agli altri, da un lato significa provare a garantirsi una vita migliore e dall’altro rappresenta una fondamentale spinta all’automiglioramento e alla crescita.
È quest’ultimo principio che deve farci da indicatore per distinguere una sana competitività, utile e desiderabile, da una competitività eccessiva che può indurre una pressione che anziché spingerci ci limita facendoci sentire non adeguati.
La competitività deve infatti seguire un principio di equilibrio: una dose adeguata ci spingerà a migliorarci, a ricercare nuove strategie, a cercare di eccellere nel nostro campo. Un eccesso invece di competitività può provocare ansia, stress (e quindi limitare le nostre prestazioni) o sfociare addirittura in un senso d’inferiorità fortemente dannoso per gli obbiettivi che vogliamo raggiungere.
La consapevolezza di questo equilibrio ci può aiutare a “calibrare” la nostra competitività e a renderci conto se sia utile o se ci stia ostacolando. Vediamo come farlo nel modo migliore.
Competi solo con te stesso
Una competizione sana ha a che vedere innanzitutto col confrontarsi con se stessi, sia in positivo che in negativo, e cercando ogni giorno di essere migliore della persona che eravamo ieri. Portare fuori, sugli altri, la propria attenzione significa spostare il focus al di fuori di ciò che è nel nostro controllo, quando invece sarebbe più utile focalizzarci su ciò che invece è nel nostro controllo, ossia noi stessi e le nostre azioni.
Considera le tue risorse
Nessuno è uguale, confrontarsi quindi con persone che hanno risorse diverse dalle nostre è fuorviante. È inutile abbatterci se quel nostro collega sa parlare in pubblico meglio di noi: magari lui è meno bravo in qualche altro ambito.
Partiamo quindi sempre dalle nostre risorse principali, dai nostri punti di forza, potenziandoli, senza focalizzarci solo su quello che ci manca.
Sii consapevole dei pensieri giudicanti
Per quanto appena scritto, si può evincere che i pensieri giudicanti non sono mai d’aiuto. È quindi fondamentale portarci attenzione, e decidere (sì, decidere!) deliberatamente di attribuirgli meno peso, al di là degli elementi oggettivi ed evidenti. Con il tempo e con la pratica questo è possibile e alla portata di chiunque. Basta volerlo.
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